domenica 20 giugno 2010

GRAZIE A TUTTE E TUTTI PER LA SPLENDIDA GIORNATA!!

Oggi, 19 giugno, è un giorno importante: Torino ha voluto dare un segnale forte con una grande manifestazione politica unitaria.

Ribadiamo con forza al Presidente della Regione Cota e più in generale a questo Governo, che sembrano aver dimenticato la cultura dei diritti, che le loro minacce non si levano nell’indifferenza.
In questa giornata di lotta e di festa siamo tantissimi e tantissime, un fiume di persone che nelle loro diversità si riconoscono nella comune volontà di difendere le libertà.
Continuiamo ad affermare che valori quali l’autodeterminazione, la laicità, l’antirazzismo e l’antifascismo non sono sacrificabili per l’interesse del potere politico, ecclesiastico o economico che sia.
E’ per la salvaguardia di questi valori che oggi siamo scese in piazza, in un’unione tra donne che va al di là dei confini generazionali, al di la dell’orientamento sessuale e della provenienza geografica.
L’attacco sistematico alla libertà delle donne di abortire e di scegliere il metodo che ritengono più adeguato si inserisce pienamente in un panorama di accerchiamento politico sempre più insistente che va dai luoghi di lavoro alle camere di ospedale e che colpisce tutte e tutti.
Le donne vengono dipinte come 'irresponsabili e abortire diventa una colpa da espiare con dolore.
Non è vero che le donne prendano alla leggera la decisione di abortire. Non è vero che la RU 486 è una scorciatoia, è solo un metodo meno invasivo.
Non capiamo come Cota e i suoi colleghi abbiano la spudoratezza di puntare il dito verso le donne in nome della vita e della famiglia quando attuano politiche sociali distruttive:
favoriscono il precariato, approvano contratti in cui si diminuiscono i permessi familiari, mirano a smantellare e privatizzare il servizio sanitario fino a negare il diritto alla salute ai migranti.
La libertà non può restare una bella parola solo sulla carta.
Vogliamo che nell'accesso al lavoro l'essere donna non sia un fattore discriminante e che la smania di ricchezza di pochi non ci obblighi a vivere un'esistenza precaria e incerta.
Vogliamo che l'università torni a svolgere il suo ruolo sociale e che sia un luogo di libera ricerca e non un luogo di sfruttamento in cui la ricercatrici precarie non hanno neanche diritto alla maternità.
Essere precari oggi significa vedere negato il proprio diritto alla scelta, all'autonomia, alla libertà
Essere donne precarie significa essere ricattabili, non avere nessun tipo di tutela.
Essere donne precarie significa portare sulle proprie spalle il peso di una maternità ad alta velocità.
Quella maternità tanto santificata e difesa dal mondo politico ed ecclesiastico è in realtà un lusso che non tutte ci possiamo permettere.
Come possiamo essere libere?? Come possiamo scegliere liberamente di essere madri se c’è un governo che permette ai datori di lavoro di imporci di firmare dimissioni in bianco ?
Vogliamo che le famiglie siano davvero tutelate e che le libere unioni di persone che si amano abbiano i mezzi per poterle creare, indipendentemente dall’orientamento sessuale, dalle condizioni economiche e dal lavoro che svolgono.

Siamo qui oggi per rivendicare con forza la libertà di scelta sul nostro corpo, sulla nostra vita e sul nostro futuro e continueremo tutti e tutte, insieme, nei prossimi mesi ed anni a difendere i diritti già conquistati e a lottare per quelli che ancora non ci sono riconosciuti.

1 commento:

  1. Ciao,
    sono assolutamente d'accordo sul fatto che il corpo è nostro ed è nostra la scelta di farci quello che vogliamo... ma il bimbo che hai in grembo che scelta ha sul suo corpo? Che possibilità gli diamo? L'avete imbavagliato in barba ai diritti che rivendicate voi, per voi stesse! Sono una donna che è contro l'aborto, diciamo per l'85/90% perchè riconosco che ci sono dei casi in cui sia neccessario o meglio sia ragionevole abortire e trovo disdicevole parlare così frivolamente di questo diritto, si parla sempre di omicidio a livello obiettivo. Penserete probabilmente che la cosa non mi abbia mai toccata, invece sì... due volte, e con diverso esito.
    A me fa specie sentir parlare di queste cose, di far cortei così apertamente, per il semplice fatto che si manda un doppio messaggio 1 quello corretto, il diritto è giusto averlo e 2 il fatto di parlarne così liberamente ridicolizza questo fatto, così da sembrare una cosa che oggi faccio, tra un mese pure, tanto lo facciamo tutti... un messaggio da "libertine"

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